Si è animato il dibattito, anche a livello internazionale, riguardo il progetto del partito di governo della Lega, di immettere dei titoli di Stato di piccolo taglio, che si presentano come una banconota chiamata appunto Minibot, ma che è senza scadenza e senza interesse. Come si legge nella brochure, ideata dal referente per l’economia della Lega Claudio Borghi, il titolo di stato rappresenta una minuta parte del debito pubblico e sarebbe un credito per il cittadino che lo possiede. I Minibot sarebbero dati a tutti i cittadini creditori dello stato che volontariamente li accettano, gli esempi di creditori dello stato sono diversi: le imprese, i cittadini che devono avere un rimborso per via delle ristrutturazioni edilizie, i crediti iva delle piccole e medie imprese e dei professionisti. Tali debiti (che ammonterebbero a diverse decine di miliardi di euro) verrebbero pagati subito dallo Stato attraverso questi titoli, senza che il cittadino debba aspettare il rimborso in dieci anni, come ad esempio per la sostituzione della caldaia o degli infissi.
Tutti coloro che volessero, non è obbligatorio, avere subito i rimborsi o i crediti vantati nei confronti dello Stato potrebbero farlo sotto questa forma. Lo Stato di contro si impegnerebbe, oltre che a garantirli, ad accettarli per il pagamento di imposte e tasse, ma l’obiettivo è soprattutto di farli circolare anche per gli acquisti, in tutti gli esercizi commerciali dove, naturalmente, verrebbero accettati. Ma ci si domanda perché i creditori dello stato devono attendere anni per avere quanto a loro dovuto? Risponde a questa domanda l’economista Antonino Galloni, uno dei massimi esperti di moneta, direttore del Centro Studi Monetari: “Innanzitutto qui c’è un grosso problema rappresentato dalla liquidità. Draghi, come presidente della Bce, controlla la liquidità del sistema, ma non la sua distribuzione fra l’economia reale – che ne ha poca – e l’economia finanziaria che, invece, ne ha troppa. E’ normale che esprima disagio, in quanto le banche, vincolate dai parametri di Basilea, non erogano prestiti alle piccole imprese. Da ciò si deduce che a soffrire di più siano le economie, come quella italiana, che si fondano proprio sull’attività delle piccole imprese, quelle appunto che hanno maggior bisogno di liquidità…. Quindi, oltre alle famiglie e alle imprese può mancare la liquidità anche agli Stati, che fanno parte dell’economia reale perché ormai sono dei poveri disgraziati che chiedono i soldi in prestito alle banche… Ciò premesso è chiaro che i minibot non sono una moneta, così come intesa dalle banche centrali e dal Trattato di Lisbona, che parla esplicitamente di valuta a corso legale in tutta l’Unione europea. Qui non parliamo di banconote, bensì di statonote nella loro versione non a corso legale, una sorta di moneta fiduciaria e quindi non illegale”. Quindi ciò che manca allo Stato Italiano sarebbe proprio la liquidità, che in qualche misura verrebbe colmata con l’introduzione dei Minibot, che non rappresenterebbero altro debito, come infatti precisa Galloni: “I minibot andrebbero di fatto a colmare il divario creato dalla carenza di liquidità fra il bilancio di competenza dello Stato, dove il debito è già formato e compensato, e la cassa che non ha erogato i soldi per saldare il debito stesso”, sarebbero da considerarsi quindi come “Una moneta fiduciaria, per giunta non a termine, non sarebbe dunque debito aggiuntivo, ma un qualcosa che poi circolerà nel sistema e al massimo tornerà allo Stato per il pagamento delle tasse”. Per chi sostiene che i minibot possono essere l’inizio di un’uscita dall’euro, Galloni spiega che essendo una moneta fiduciaria, cioè volontariamente gli operatori economici ( famiglie imprese, banche) possono accettarla, non vi può essere alcun timore di uscita dall’euro, cosa diversa sarebbe se questa moneta avesse corso legale o forzoso, non solo ma sarebbero come una valvola di sicurezza per l’euro “. Anche per l’economista Antonio Maria Rinaldi, da poco eletto all’Europarlamento nelle fila della Lega, i minibot sarebbero utili perché se “La Pa mi dice: <Vuoi che saldiamo subito il nostro debito in minibot, che tu potrai utilizzare per pagare le imposte?>. Io li prendo. Poi vado in pizzeria e chiedo al proprietario: “Li prendi i minibot?>. Se lui li accetta perché vuole pagarci le tasse, bene. Se lui non li prende, vado da un’altra pizzeria che li accetta… D’altronde, le tasse le dobbiamo pagare tutti”. Quindi non solo si possono pagare le tasse, ma anche fare acquisti e così incrementare i consumi e la domanda interna, da molto tempo compressa dal modello economico impostoci dall’Europa che vede salari molto bassi, a tale proposito si potrebbero con i minibot fare politiche di incremento del reddito per i dipendenti della P.A., aumentando il salario con questa moneta. Ad esempio per i dipendenti della Giustizia, per i quali, in occasione della riforma della Giustizia, il sindacato FSI Usae Funzioni Centrali, ha chiesto l’introduzione, per ridurre la forbice salariale con i magistrati e con i dipendenti giudiziari di altri paesi della UE, di una nuova ed aggiuntiva “indennità di ausilio alla giurisdizione”, questa potrebbe essere finanziata proprio con i minibot. E’ un’idea che potrebbe funzionare, perché allora non provarla, d’altronde, vista la situazione economica dell’Italia, cosa abbiamo da perdere? Fonte 1 Fonte 2 Fonte 3 Fonte 4
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Videoraccolta dei punti salienti del Convegno "Finanza e Lavoro nel 2019" tenutosi a Roma il 6 febbraio 2019
“FINANZA & LAVORO NEL 2019” CONVEGNO CON IL PROF. ANTONINO GALLONI ECONOMISTA – SINTESI DELL’EVENTO12/2/2019 Si è svolto lo scorso 6 Febbraio il convegno dal titolo Finanza e Lavoro nel 2019, tenutosi presso l’istituto Santo’Orsola a Roma, organizzato da Analysis in collaborazione con il sindacato FSI Usae Funzioni Centrali, con la partecipazione del Prof. Antonino Galloni. L’economista ha approfondito vari temi economici che interessano il futuro del Paese. Ha esordito con l’argomento degli investimenti che, benché necessari, paradossalmente potrebbero non far crescere il nostro Pil, perché nei comparti ad alto valore aggiunto, dove è bassa la domanda di lavoro (la propensione ad assumere da parte delle imprese), benché i profitti di chi produce aumentino, la diminuzione dell’occupazione e i bassi salari, sarebbero in proporzione più alti dei profitti e quindi questo comporta una riduzione del Pil essendo lo stesso composto da profitti, salari e redditi. La soluzione potrebbe essere allora la diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario, questo perché le persone lavorando di meno, in proporzione avrebbero un aumento del proprio salario, avendo così più tempo libero da dedicare ad attività immateriali quali quelle ludiche, culturali, artistiche, che consentirebbero di aumentare l’occupazione. Ovviamente chi produce si oppone a questa idea, ed allora la politica avrebbe il compito di risolvere questo problema. L’altro argomento degli ultimi anni riguarda i settori a basso valore aggiunto, cioè i servizi di cura alla persona, la cura dell’ambiente, l’educazione, la cura del patrimonio artistico, tutti settori che rispondono positivamente ai bisogni della società e dove ci potrebbe essere enorme bisogno di occupati, fino ad alcuni milioni. Ma realizzare questo obiettivo significa cambiare il paradigma economico e per l’economista, è necessario avere risorse monetarie appropriate, qui entra in scena, come una delle possibili soluzioni, la moneta non a debito o sovrana, che è diversa da quella corrente (euro) che è invece a debito. Preoccupa inoltre la situazione dei giovani, poiché nell’occupazione giovanile si riscontrano salari molto bassi, 500 euro al mese, che non consentono assolutamente una vita dignitosa in quanto, come afferma Galloni, all’abbassamento dei salari non ha corrisposto l’abbassamento di tutti i prezzi: gli affitti sono molto alti, i costi delle assicurazioni, di manutenzione delle auto, le utenze ecc. sono molto care e la gente non arriva a pagarle. Questa situazione viene chiamata dall’economista “ inflazione nascosta”. Un altro grande problema esposto da Galloni, che abbiamo avuto in Italia, riguarda i sindacati che avevano in passato la principale funzione di far aumentare i salari e la difesa degli stessi, invece poi hanno cominciato i sindacalisti a guadagnare di più e a disinteressarsi dei lavoratori, per occuparsi di formazione ed altro e qui è stato il problema, perché hanno pensato di fare uno scambio tra l’occupazione e i salari, ossia abbassare i salari per aumentare l’occupazione, con l’introduzione anche della precarizzazione. Concludendo le crisi economiche del nostro tempo sono “crisi di reddito”, cioè la gente non ha reddito sufficiente o non lo ha affatto per acquistare beni, fatto che ha determinato il costante impoverimento della classe media nel nostro Paese. Video convegno 1 parte Video convegno 2 parte |
AutoreLuca Bellini Categorie |