Voglio riportare una sintesi approfondita dell’intervento del Prof. Savona, del quale oggi si parla molto, avvenuta al convegno “Un Piano B per l’Italia” nel 2015, al quale ho assistito ascoltando i vari interventi di diversi economisti come Galloni, Rinaldi e giuristi come Barra Caracciolo. A quell’evento non ho visto fanatismi in coloro che esponevano le proprie idee e convinzioni, ma un comune sentimento, quello di mettersi al servizio del Paese, per tirarlo fuori da una crisi profondissima, per il bene di tutti noi.
Fatta questa premessa veniamo all’intervento, per il Prof. Savona l’Italia necessita di un piano A che andrebbe richiesto a Bruxelles, cioè il tentativo di fare in modo che l’Europa abbia una posizione che si merita nel contesto internazionale, ovvero una posizione geopolitica. Secondo lui: “occorre attribuire alla Banca Centrale Europea tutti i compiti che hanno le banche centrali nel resto del mondo, in quel mondo con il quale noi dobbiamo competere, parlo della Federal Reserve americana, della Banca d’Inghilterra, della Banca del Giappone e della Banca Centrale Cinese”. “Le funzioni delle banche centrali - spiega Savona - sono tre: essere banca del Tesoro, essere banca delle banche ed essere banca dell’estero”, nel piano A, così come è ora impostato la Banca Centrale Europea svolge la sola funzione di Banca delle banche è quindi proibito per lei finanziare il Tesoro ed è proibito intervenire sul cambio, cioè essere banca dell’estero. Di fronte alla crisi che abbiamo avuto, che è esogena rispetto all’Europa, perché la responsabilità ricade pesante nel sistema finanziario americano, in questo contesto con grande difficoltà la BCE ha cercato di fronteggiare la situazione, senza riuscirci”. Per Savona, Draghi ha commesso un grande errore, cioè avrebbe dovuto chiedere più poteri per la BCE in modo che fosse come una banca centrale, ma anche l’Italia lo ha commesso perché, né il governo, né la Banca d’Italia hanno richiesto che la BCE fosse dotata di questi poteri. L’altro punto sarebbe quello di creare un Fondo Comune di Stabilizzazione Finanziaria, invece è stato ideato il Fondo Salva Banche e quello Salva Stati che, secondo Savona, si sono dimostrati assolutamente insufficienti, oltre che essere lunghi da azionare, di fronte ad una crisi galoppante con i sui effetti negativi . Riguardo la Banca Europea degli Investimenti, evidenzia che quest’istituto non funziona, perché ha vincoli tali da non poter operare, perché, se ha bisogno di maggiori risorse, come in effetti è accaduto, ogni Stato deve partecipare versando una quota di capitali, ma per fare questo ciascun Stato membro deve approvare una legge. Il quarto punto è l’armonizzazione fiscale, “non si può avere un mercato unico con tante legislazioni fiscali, con differenze settoriali fondamentali” inoltre si deve introdurre, come principio del piano A, il divieto di mantenere il surplus con l’estero. Oggi ci troviamo con l’Olanda che, come afferma Savona, “ha sempre da fare lezioni al prossimo”, con un surplus di bilancia commerciale, nel 2015 del 9%, mentre la Germania intorno al 7,5 del Pil, in tale contesto il mondo se la prende con la Cina che ha il 3,5 % di surplus. Ecco allora che per Savona all’intermo dell’Europa si deve imporre una politica di regole precise del surplus, a tale proposito era stato introdotto il principio che non si deve superare il 6%, ma neanche quello non è stato rispettato, né l’Italia, con il suo ministro del Tesoro, è mai intervenuta per esigere tale osservanza. Infine è necessaria una scuola comune europea ed una libera circolazione delle merci e delle persone. Riguardo a tutti i punti sopra evidenziati, l’economista Savona dice: “il governo o la forza politica che pone chiaramente questi punti, si mette già in una posizione di legittimare la richiesta di un piano B, che sia ben fatto e che va fatto”. Secondo il Prof. Savona il piano B per l’Italia: “ è ordinato in punti che io considero in ordine di importanza tecnica, perche il piano B è un piano tecnico, perché la forza politica del piano B nasce dall’evento di non accettazione del piano A”. Al primo punto si prevede “il ritorno immediato alla moneta nazionale, che governi quantità, tassi e cambio estero, accompagnato da una direttiva per sistemare le posizioni di debito e credito interne ed internazionali”, quindi “stipulare alleanze internazionali con paesi interessati a proteggere l’autonomia politica dell’Italia” ed opporsi all’influenza dei paesi che gravitano intorno alla Germania. Creare un Comitato di consultazione permanente composto da leaders bancari, di impresa e del mondo del lavoro, nonché economisti, con esperienza operativa e prestigio internazionale per affiancare il governo nella transizione. Bloccare poi ogni aumento di tassazione; prendere l’impegno di informare costantemente l’opinione pubblica nazionale ed internazionale delle scelte compiute e dei loro effetti sullo sviluppo essendo ormai in una società governata dalla mediacrazia, cioè democrazia dei comunicatori. Altro punto è “sostituire tutta la dirigenza statale, come si è fatto dopo il fascismo, che ha mostrato una stretta dipendenza dall’influenza europea e scarso rispetto per la sovranità nazionale”. Appare evidente che avere un piano alternativo dovrebbe essere considerato come una “uscita di sicurezza”, nel caso in cui l’euro possa implodere, eventualità che si potrebbe verificare, non necessariamente a causa dell’Italia, pertanto sarebbe meglio avercelo, per non trovarci in una vera e propria emergenza nazionale. Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=BB3dABxNIPk
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AutoreLuca Bellini Categorie |