L ‘ECONOMISTA MINENNA: SE NON CREIAMO LAVORO PER I GIOVANI, L’ETà PENSIONABILE SALIRà ANCORA29/11/2017 Un intervento a tutto campo quello dell’economista Marcello Minenna, professore di economia alla London Graduate School of Mathematical Finance, durante la trasmissione “Omnibus” su La 7, lo scorso 5 Novembre. Sull’economia del nostro Paese ad iniziare dal problema delle pensioni e l’innalzamento dell’età a 67 anni afferma: “da noi si entra molto più tardi che in altri paesi dell’ eurozona a lavorare , cioè si arriva dopo i 35 anni, questo non va bene. Se esco dal liceo o dalla scuola superiore o dall’università a 22- 23- 24 anni, non posso stare dieci anni a zonzo, altrimenti non pago i contributi e non consento al nostro sistema pensionistico di mantenersi in equilibrio, ci sono sempre due facce della medaglia vogliamo sempre focalizzarci su quella più da gestire “. Non si possono non condividere le sue parole, il fatto è che né la politica, né l’informazione sembrano attente a parlare ed affrontare questo problema, cioè che non riusciamo a far lavorare i giovani, presupposto fondamentale che consentirebbe all’Italia di non ritoccare sempre verso l’alto l’età pensionabile.
Una possibile soluzione per occupare i giovani potrebbe essere proprio la pubblica amministrazione, già l’economista Antonino Galloni, intervistato da Analysis, si è espresso sul punto ed anche Minenna dice la sua, affermando: “ Vogliamo una pubblica amministrazione moderna, veloce e poi facciamo in modo che nella pubblica amministrazione ci siano ultra cinquantenni ed ultra sessantenni; con tutto il rispetto, sono i giovani che possono portare ad una modernizzazione all’interno della nostra pubblica amministrazione”. E rimanendo sempre sull’argomento dipendenti pubblici e su i loro stipendi, che indubbiamente incidono sulla spesa pubblica, precisa: “La spesa pubblica fa parte del Prodotto Interno Lordo; quindi, bisogna stare attenti a tagliare la spesa pubblica, perché interveniamo direttamente sul Pil. Non a caso il Ministero dell’economia, e vengo agli stipendi pubblici, attribuisce un moltiplicatore maggiore di uno ( cioè producono un aumento dei consumi, con beneficio per l’economia di un paese), quindi andare a colpire o a non aumentare gi stipendi dei dipendenti pubblici, non è una buona cosa per il nostro Paese”. Per quanto riguarda invece la produzione nazionale, secondo Minenna dal 2007 – 2008, la nostra industria finanzia la produzione con un 30% di costo in più della omologa industria tedesca, questo vuol dire che è più difficile competere; il problema è che mentre abbiamo un’unica valuta, cioè l’euro, non abbiamo gli stessi tassi d’interesse, che sono diversi da paese a paese della UE, quindi le nostre imprese hanno un costo più alto per finanziarsi. Inoltre, l’obiettivo del pareggio di bilancio, inserito nella nostra Costituzione dal governo Monti nel 2012, secondo Minenna nei manuali di economia non trova tutto questo supporto. Ciò ha comportato un impatto negativo sulla nostra economia, dove, negli ultimi anni, tra crediti deteriorati delle banche ed imprese fallite, abbiamo avuto un difetto di entrate per lo Stato pari a 100 miliardi di euro. E con riferimento alla politica economica europea, conclude Minenna: “non vedo proposte chiare del nostro paese su come rivedere l’architettura dell’eurozona in una logica di rischi condivisi, insomma in una direzione che sia più simile agli stati uniti d’Europa, che abbia un bilancio federale importante, perché qui si gioca la partita, o prendiamo una direzione, che è quella della condivisione dei rischi, oppure prendiamo una direzione, prima che sia qualcun altro a darcela, di valutare come farcela da soli, ma da tutti i punti di vista, anche con riguardo all’euro”. Fonte
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AutoreLuca Bellini Categorie |