Il popolo Giapponese è noto per il senso del dovere rigidissimo, il rispetto delle istituzioni e dello stato, la capacità di organizzazione e la sua efficienza proverbiale. Non solo tutte queste doti, ma anche qualcos’altro è stato utilizzato in occasione del devastante terremoto e maremoto accaduto nel 2011, che ha consentito a quella nazione di risollevarsi. Lo descrive bene Paolo Barnard, giornalista indipendente, nel suo Blog dove afferma: “c’è un paese che ha patito l’apocalisse, un disastro cento volte maggiore, e ne è uscito a tempo di record: il Giappone. Come ha fatto? Semplice: disponendo di moneta sovrana. E’ tutta lì la differenza” ed elencando le terrificanti cifre di quel terremoto prosegue:” 15.000 morti accertati, più di 5.000 feriti e altrettanti “dispersi”, sepolti dalle macerie o inghiottiti dallo tsunami. Altrettanto spaventosi i danni all’economia nazionale, pari ad almeno 250 miliardi di dollari, tanto da farne la catastrofe naturale più costosa di sempre, come scrisse il “New York Times”. La reazione del governo di Tokyo? Fulminea: grazie a quasi 200 miliardi immediatamente messi a disposizione del paese, emessi dalla banca centrale. Appena 60 ore dopo quell’olocausto - prosegue il giornalista - i servizi idrici ed elettrici furono ristabiliti per il 98% della zona colpita. E 72 ore dopo la tragedia la Banca del Giappone iniettò 181 miliardi di dollari di denaro di Stato nella casse delle banche giapponesi come stop immediato a un tracollo finanziario. Con una ricostruzione stimata sui 128 miliardi di dollari, il governo giapponese si accordò con l’opposizione per un esborso totale di 230 miliardi di dollari”. Inoltre, per rimborsare le vittime del disastro nucleare di Fukushima, il governo di Tokio ha sborsato 20,6 miliardi di dollari alla Tokyo Electric Power Company, l’azienda responsabile della centrale. E Barnard affonda con le parole sul vero problema che invece paralizza il nostro Paese, riguardo l’emergenza del sisma in centro Italia: “Tutto questo fu possibile perché il governo nipponico non doveva chiedere il permesso a Bruxelles per spendere. Non doveva belare a Bruxelles che c’erano degli umani che crepavano. Non c’era bisogno di invocare la pietà di nessuno, perché il Giappone è sovrano nella spesa per l’Interesse Pubblico, non prende ordini da Juncker” Sull’argomento del grave sisma che ha colpito il centro Italia si è espresso anche l’economista Antonino Galloni, il quale in base ad uno studio da lui effettuato circa tre anni fa, afferma che per mettere in sicurezza tutti i comuni della faglia (dal Friuli a Capo Passero) costerebbe 300-350 miliardi di euro, pertanto per finanziare questa spesa, senza aumentare il disavanzo che, pur essendo consentito dalla UE, determinerebbe anche un aumento del debito, le cose migliori da fare per Galloni sarebbero: “o emettere biglietti di Stato o moneta elettronica a sola circolazione nazionale (gli articoli del Trattato di Lisbona regolano la emissione di banconote e monete aventi corso legale in tutta l’eurozona), oppure emettere Certificati di Credito Fiscale coi quali si potranno pagare le tasse (recanti, al limite uno sconto del 2% annuo) e che quindi circoleranno come moneta, senza far crescere il debito. Nei due anni di vita stimoleranno l’economia generando un maggior gettito tributario proprio quando le entrate in euro saranno – in proporzione alla quantità di Certificati di Credito emessi – ridotte. Insomma le soluzioni in grado di finanziare la ricostruzione del terremoto ed anche la messa in sicurezza delle penisola ci sono, è necessario avere però una classe politica in grado di realizzarle, ponendo al primo posto il cittadino italiano, piuttosto che le istituzioni sovranazionali europee. Fonte 1 Fonte 2
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AutoreLuca Bellini Categorie |