A dirlo è l’economista Antonino Galloni, uno dei massimi esperti di moneta in particolare quella fiduciaria o alternativa all’euro, secondo l’esperto per fronteggiare la grave situazione economica e sociale che da moltissimi anni deprime l’Italia, lo Stato potrebbe e da subito, emettere una sua moneta. Il Trattato di Maastricht (articolo 128a) dice che non possiamo stampare banconote. Che problema c’è? Basta stampare “Statonote”, a circolazione nazionale, da usare per assumere e per fare investimenti, «perché poi chi le accettasse le utilizzerebbe per pagare le tasse». Non solo, ma secondo l’economista, in questo modo, si aggirerebbe anche la tagliola del pareggio di bilancio in Costituzione (regalo di Monti), «perché se abbiamo spese superiori alle tasse, basterà aggiungere questa moneta sovrana, la quale – non essendo a debito – avrà lo stesso segno algebrico delle tasse, e cioè il segno più. Quindi: tasse più moneta sovrana, uguale spesa. E abbiamo anche il pareggio di bilancio senza tanti drammi». E possiamo persino coniare degli euro. Le monete vengono stabilite dalla Bce in base a dei plafond nazionali, «quindi non possiamo coniare monete della stessa pezzatura di quelle che abbiamo in tasca. Ma possiamo farlo con altre pezzature. Già la Finlandia lo fa con monete da 2,50 euro, e la Germania ha emesso monete da 5 euro. Anche in Italia sono state emesse monete da 10 euro» Con una moneta sovrana l’Italia, inoltre potrebbe creare dai 7 agli 8 milioni di posti di lavoro. È una necessità impellente per l’economista, perché il grande capitale straniero, francese in primis, sta sbranando l’Italia. Galloni appare molto scettico invece sul reddito di cittadinanza che a suo parere vorrebbe dire “togliere a una parte della classe media delle risorse per darle a quelli che non hanno reddito“. Una soluzione che non sana il problema di un’economia asfittica qual è quella italiana. Il vero reddito di cittadinanza per Galloni, è dunque la creazione di quei 7-8 milioni di posti di lavoro che ci permetterebbero di “mandare a regime tutte le esigenze della società italiana in termini di ambiente, di assetto idrogeologico del territorio, di cura delle persone (soprattutto gli anziani, ma anche i bambini) e di recupero del patrimonio artistico, archeologico e comunque esistente: manutenzioni, strade e ferrovie.Nell’istruzione e nella giustizia”. Non c’è quindi bisogno di alcuna forma di assistenza parassitaria come il reddito di cittadinanza, “c’è bisogno invece di lavoro: che si può creare rapidamente, con una moneta di nuovo sovrana“. Questa soluzione inoltre sanerebbe le profonde disuguaglianze sociali ormai in atto da tempo nel Paese, se lo zero-virgola di Pil dell’ultimissima mini-ripresa racconta che 20 milioni di italiani stanno un po’ meglio, ce ne sono 15 che restano in condizioni di povertà vera e propria, mentre 25 milioni di italiani stanno scivolando verso il baratro, senza neppure il paracadute del welfare, che ormai è residuale e protegge solo i poveri. Non si sa fino a che punto tutto questo sia sostenibile, riassume l’economista post-keynesiano e vicepresidente del Movimento Roosevelt. Il paradosso? «Quelli che stanno bene possono permettersi di pagare di tasca propria i servizi sanitari per i figli, l’assistenza agli anziani e quant’altro. I più poveri, bene o male, hanno accesso alla gratuità. Ma il grosso della classe media non ha sufficiente reddito per pagarsi i servizi essenziali, e in alcuni casi neppure per fare la spesa al supermercato o andare al cinema, al ristorante o in vacanza, per pagare le bollette, le rate del condominio. E non ha neppure accesso alla gratuità del welfare residuale». Il discorso delle tasse invece è un falso problema, spiega Galloni: se si tagliano le tasse, ma anche la spesa pubblica, la gente avrà più soldi, ma li spenderà tutti per pagare i servizi che prima erano gratuiti. A quel punto la classe media si impoverisce, facendo crollare i consumi: addio quindi a qualsiasi possibile ripresa. «I consumi aumentano se aumentano i salari, ma oggi non ci sono le condizioni: purtroppo ce le siamo bruciate per tutta una serie di scelte furiosamente sbagliate in tutti i campi, cioè tutte le politiche che hanno portato la flessibilizzazione del lavoro in precarizzazione». Questo ovviamente ha impoverito tutti, «tranne le multinazionali che venivano qui a depredare». Ma l’impresa normale «non ha un vantaggio se i lavoratori sono sottopagati, perché allora chi compra i suoi prodotti?». Si potrebbe rispondere: ci pensano le esportazioni. «Ma per essere competitivi con le esportazioni – cioè con paesi dove i salari sono ancora più bassi dei nostri – devi ridurre i salari. Quindi è sempre un cane che si morde la coda, perché per essere competitivo devi ridurre la domanda interna, ovvero l’economia interna. Che è esattamente il modello europeo. Per questo non funziona, il modello europeo. Se non si supera questo modello deflattivo, il salario sull’occupazione, non ne esce vivo nessuno. Questo lo devono capire i francesi, i tedeschi o gli olandesi e tutti quanti». Speriamo che il primo a capire le considerazioni, più che logiche, di Galloni sia il prossimo governo, augurandoci che quanto prima venga formato e si metta al lavoro, per risolvere i molteplici problemi degli italiani, usando anche le ricette sopra proposte. Fonte Fonte 2
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AutoreLuca Bellini Categorie |