Della vicenda del referendum in Inghilterra riguardo l’uscita dall’Unione Europea, ricordo ancora le discussioni ed i dibattiti sui media del nostro paese, sia prima, ma soprattutto dopo la consultazione elettore. Il messaggio è sempre stato lo stesso cioè che sarebbe stato un disastro per gli anglosassoni, che avrebbe comportato un loro rapido declino economico, insomma un “pensiero unico” dominante, dove il mantra era sempre il medesimo “noi ( gli stati dell’unione europea) siamo nel giusto, loro sono nel torto”, “siamo noi che andiamo nella direzione corretta, sono loro che si incamminano in quella sbagliata” Bisogna considerare che l’Inghilterra non ha mai rinunciato alla sterlina, cioè ha sempre mantenuto la sovranità monetaria e uno dei motivi per cui è uscita dall’Unione Europea è perché non ha più accettato le politiche di tagli ed austerità che la stessa le imponeva. In un articolo apparso sul quotidiano inglese Indipendent, il 10 Ottobre scorso, il prof. Ashoka Mody, ex funzionario del Fondo Monetario Internazionale e Visiting Professor of International Economic Policy alla Princeton University,sostiene che la rapida caduta del valore della moneta britannica aiuterà l’economia della Gran Bretagna a riequilibrarsi e a crescere in modo sostenibile. Il voto sulla Brexit ha innescato un rapido deflusso di fondi speculativi che avevano investito nel settore privato e questo deflusso ha causato un deprezzamento della sterlina britannica, in precedenza molto sopravvalutata. Inoltre si è sgonfiata la bolla finanziario– immobiliare favorendo la parte dell’economia britannica più orientata alle imprese produttive. Gli indici azionari FTSE della borsa londinese, dopo una iniziale caduta post Brexit, sono tutti in risalita, come dimostra il grafico qui a fianco tratto dall’Indipendet. Secondo il Prof. Ashoka Mody, Londra ha avuto il ruolo di porta di accesso finanziaria verso l’Europa; nella capitale e nei comuni limitrofi si era verificata una corsa speculativa ad acquistare proprietà. Le banche inglesi canalizzavano capitali speculativi dall’estero e così la bolla finanziaria immobiliare era divenuta una caratteristica dell’economia britannica. Tale situazione ha fatto elevare il valore della sterlina sopravvalutandola, per tutti glia altri settori dell’economia, i produttori anglosassoni perdevano così competitività sia sul mercato interno che in quello estero, mentre gli incentivi ad investire, per i produttori, diventavano sempre più scarsi, portando al declino la produttività. Il Prof. Ashoka afferma che: “La Gran Bretagna stava spendendo più di quanto producesse, indebitandosi col resto del mondo al punto che nel 2014 aveva raggiunto il 300% del Pil” e proseguendo “La Brexit ha fortuitamente corretto questa lunga distorsione dell’economia britannica. Si può ora capire perché gli indici azionari siano in salita. La svalutazione della sterlina ha corretto la precedente sopravvalutazione, (che secondo Ashoka al momento della Brexit era pari al 20- 25%) migliorando le prospettive di crescita dei produttori nel mercato interno”, ed inoltre “La possibile fuga di banche e imprese finanziarie dalla Gran Bretagna dovrebbe essere motivo di festeggiamento e non di ansia. Il complesso bancario-immobiliare è stato un parassita per l’economia britannica, ha creato le patologie della vulnerabilità finanziaria e della sopravvalutazione del tasso di cambio” Come si può vedere l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, fortemente contrastata dall’Unione Europea ed anche dalla stampa internazionale, italiana compresa, grazie anche alla svalutazione della sterlina, che rende più competitive le aziende inglesi all’estero, sta portando questa nazione verso la ripresa economica, i teoremi di una certa economia speculativa e finanziaria sono crollati di fronte all’evidenza. Fonte
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Si inaugura la nuova rubrica Analysis, nello spazio del sito dell’ Ugl Funzione Pubblica, dedicata all’approfondimento delle tematiche riguardanti l’economia, la politica ed il sindacato. Lo scopo principale di questa iniziativa, almeno spero, è quello di offrire spunti di riflessione o dare informazioni al lettore, in modo da favorire la formazione di un’ opinione sulle tematiche di cui ho detto. Voglio iniziare con un argomento di economia che ci riguarda da molto vicino ormai da circa 16 anni ovverosia la moneta unica, cioè l’Euro. In un intervista apparsa su La Repubblica il 24 Settembre scorso, Luigi Zingales, economista che insegna alla University of Chicago, senza mezzi termini afferma che: « Senza una politica fiscale comune, l’euro non è sostenibile: o si accetta questo principio o tanto vale sedersi intorno a un tavolo e dire: bene, cominciamo le pratiche di divorzio. Consensuale, per carità, perché unilaterale costerebbe troppo, soprattutto a noi». Personalmente ritengo che, cedere la nostra sovranità fiscale, perché di questo si tratterebbe, per avere una politica fiscale comune, sarebbe una vera catastrofe per il nostro Paese, perché l’Europa direbbe cosa ed in che misura tassare il cittadino italiano e si sommerebbe agli già noti effetti deleteri della nostra cessione della sovranità monetaria, avvenuta con l’abbandono della Lira, pertanto preferirei di gran lunga uscire dall’Euro. Zingales inoltre dichiara: «Il rischio per gli italiani è quello di finire come la rana in pentola: se la temperatura aumenta lentamente non ha la forza per saltare fuori e finisce bollita» e continua: «Il nostro paese non cresce da vent’ anni: quanto ancora possiamo andare avanti?» Ma ancora più incisive sono le parole dell’ economista americano, premio Nobel per l’economia, Joseph Stigliz che, in una recente intervista al quotidiano tedesco Die Welt, afferma: "Quando parlo con gli italiani avverto che le persone lì sono sempre più deluse dall'euro. Scienziati e leader politici sono ampiamente frustrati e delusi dall'unità monetaria", ha proseguito Stiglitz, "e questo per gli italiani è emotivamente davvero difficile e si sono rifiutati a lungo di accettare tale convincimento ". E’ evidente quindi che è necessario aprire una profonda riflessione sulla necessità di uscire o meno dalla moneta unica per riappropriarci della sovranità monetaria, riflessione che deve coinvolgere la politica, il sindacato e soprattutto il cittadino italiano. Fonte 1 Fonte 2 |
AutoreLuca Bellini Categorie |