In previsione della consultazione elettorale riguardo il referendum sulla riforma della Costituzione italiana, vi sono numerosi dibattiti che cercano di spiegare le ragioni del si e quelle del no e diversi sono gli schieramenti, sia da una parte che dall’altra, come ad esempio l’Ugl che si è giustamente schierata per il no. In questo panorama non sempre però si riescono a cogliere le profonde motivazioni per le quali si deve cambiare la nostra costituzione, nel senso: è un’idea tutta italiana? Oppure qualcun altro ci ha chiesto con “insistenza” di cambiarla e perché? Riporto uno stralcio di quello che la JP Morgan, banca d’affari americana, ha richiesto, con una famosa lettera nel 2013, all’Europa o meglio agli stati membri riguardo le rispettive carte fondamentali: “I problemi economici dell’Europa sono dovuti al fatto che i sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alle cadute delle dittature, e sono rimaste segnate da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste … I sistemi politici del Sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori, tecniche di costruzione del consenso basate sul clientelismo, il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi” Secondo Guglielmo Forges Davanzati, professore di Economia Politica all’Università del Salento, si tratta di un tentativo di riforma che, se avrà successo, ridisegnerà in modo significativo i rapporti fra Stato e mercato nell’economia italiana . Afferma inoltre Forges Davanzati che: “alcuni fatti ci portano a pensare che la riforma della Costituzione italiana si renda necessaria come scambio politico fra questo Governo e la finanza internazionale” I fatti che suffragano il pensiero del Forges Davanzati sono da lui esposti così: “Nel 2013, J.P.Morgan pubblica un rapporto nel quale invita il Governo italiano a modificare la Costituzione vigente perché contiene “troppi elementi di socialismo”. In particolare, J.P.Morgan insiste sulla inopportunità di tenere in vita una Carta Costituzionale di matrice novecentesca, nella quale i valori fondanti riguardano la tutela dei diritti sociali, il fondamentale ruolo attribuito allo Stato nella programmazione economica, il richiamo alla democrazia economica. Per la finanza sovranazionale, la Costituzione italiana è da modificare radicalmente, : l’Italia diventa, per così dire, un laboratorio per sperimentare dettati costituzionali adeguati al XXI secolo, ovvero coerenti e funzionali ai processi detti di finanziarizzazione.” Inoltre: “I rapporti fra Renzi e autorevoli esponenti di J.P.Morgan, in particolare con Jamie Dimon, sono ampiamente documentati ed è noto che attengono al salvataggio di alcune banche italiane, Monte dei Paschi di Siena innanzitutto, per evitare effetti di contagio sull’intero sistema finanziario italiano. J.P. Morgan, allo stato dei fatti, è interessata a ricapitalizzare il sistema bancario italiano, in particolare il Monte dei Paschi di Siena. La spesa sarebbe irrisoria, data l’enorme disponibilità finanziaria di J.P. Morgan, probabilmente si riuscirebbe anche a trarne profitto. Ma a condizione che il Governo italiano proceda a fare le “riforme” indicate.” Conclude Forges Davanzati affermando che se la sua ricostruzione risultasse veritiera la riforma Renzi costituirebbe uno scambio politico fra Governo italiano e finanza internazionale. Ma sempre secondo il professore la modifica dell’art.81, già fatta due anni fa e mantenuta nel nuovo testo, di fatto stabilisce che le politiche di sostegno della domanda anche solo in funzione anti-ciclica (l’aumento della spesa pubblica in fasi recessive) sono incostituzionali viene così garantita una particolare teoria economica, quella di impronta liberista, che si fonda sulla convinzione che la spesa pubblica sia solo fonte di sprechi e che in fasi recessive occorre semmai ridurre la spesa pubblica, attuando così la c.d. austerità espansiva sperimentata in Europa ed in Italia. Inoltre per ciò che concerne il Cnel: “pensato come fondamentale organo consultivo per le attività di programmazione economica che la costituzione vigente assegna allo Stato … la sua abolizione sancisce la convinzione che lo Stato debba rinunciare a programmare l’attività economica” “La scommessa governativa – rivedere la Costituzione per attrarre investimenti – appare dunque molto ragionevolmente perdente, anche perché, considerando la recente bocciatura del nuovo testo da parte della finanza sovranazionale (attraverso il Financial Times), la riforma è troppo confusa per essere compresa da investitori esteri e non è neppure soddisfacente per chi l’ha commissionata” Di fronte all’analisi dell’economista, l’augurio è che il cittadino italiano sia consapevole che dietro la riforma della costituzione vi sono potenti elites economiche internazionali, che lungi dall’avere a cuore il benessere del singolo, intendono realizzare esclusivamente la brama dei loro profitti. Fonte 1 Fonte 2
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AutoreLuca Bellini Categorie |